Editoriale 60
La comunicazione sui media
29 - 05 dicembre
7 dicembre 2021
Cosa significa "disinformazione". Il mistero del Simpson mancante. E quello del biologo inesistente. Ripartire da Twitter.
La Redazione
Cosa significa "disinformazione"
Il Centro Shorenstein su Media, Politica e Politiche Pubbliche di Harvard ha organizzato una serie di incontri su Zoom con l’obiettivo di "aiutare i leader delle newsroom a combattere la disinformazione e la manipolazione dei media". Come riporta il New York Times, agli incontri ha partecipato un gran numero di dirigenti di media company come CNN, NBC News, The Associated Press, ed è stata l’occasione per discutere sul significato di disinformazione. Si è discusso anche del caso del laptot rubato a Hunter Biden – figlio di Joe - negli ultimi giorni della campagna presidenziale del 2020. La storia era stata spinta dai sostenitori dell'allora presidente Trump per convincere i giornalisti che il contenuto del disco avrebbe rivelato la corruzione dell’attuale presidente. Quella storia era finita sul New York Post, ma l’articolo era stato bloccato da Twitter e Facebook, perchè ritenuto “disinformativo”. L’autore dell’articolo, Ben Smith, finisce con il domandarsi, fra le altre cose, se quella storia intricata non sia la dimostrazione che la parola “disinformazione” è alla fine un’etichetta attribuita dai democratici a ciò che non piace ai democratici. Informazione e disinformazione sono allora concetti intimamente connessi con il sistema di credenze politiche, sfuggire alle quali è più difficile di quanto comunemente si creda.
Il mistero del Simpson mancante
Disney+ è sbarcata a Hong Kong da qualche settimana e con lei anche i Simpson. Fino a qui niente di strano, se non che gli episodi sono 712 e non 713. Infatti, come riportato dal Foglio, l’episodio 12 della sedicesima stagione, intitolato “Goo Goo Gai Pan”, già da tempo censurato nella Cina continentale, non è a disposizione degli spettatori di Hong Kong. Nell’episodio, la famiglia Simpson si reca in Cina e non mancano i riferimenti satirici nei confronti del Partito comunista cinese, come quando Homer definisce il corpo imbalsamato di Mao Zedong “un piccolo angelo che ha ucciso 50 milioni di persone”. Nell’era della suscettibilità occidentale, probabilmente, l’episodio sarebbe censurato anche in America con l’accusa di razzismo e appropriazione culturale. Il riferimento più rilevante per la Cina però non è questo, bensì il momento in cui la famiglia Simpson si trova in piazza Tienanmen, la protagonista cinese dell’episodio sale su un carro armato e si piazza di fronte ai Simpson, riproducendo la nota immagine del “tank man”. A questo punto, nella piazza si legge la targa: “In questo sito, nel 1989, niente è accaduto”, con un chiaro riferimento alla negazione della repressione violenta delle proteste del 1989. Se in occidente la “censura” arriverebbe probabilmente per eccesso di politically correct, in Cina è arrivata in nome del controllo autoritario dei contenuti, per evitare che le giovani menti possano parlare di ribellione al Partito comunista cinese. Ormai anche a Hong Kong, un tempo libera da censure, non è più possibile fare satira sulla censura cinese.
E quello del biologo inesistente
Oltre 500 sono i profili rimossi dalla piattaforma Facebook che Meta ha ricondotto a un’operazione cinese di divulgazione di fake news: un megafono delle tesi di Wilson Edwards, presunto biologo svizzero, secondo il quale gli Stati Uniti avrebbero fatto pressioni illecite sull’Organizzazione mondiale della sanità per orientarne i risultati della ricerca sulle origini del Covid-19. Tuttavia, come spiega un articolo di Formiche, lo studioso in questione sarebbe in realtà inesistente e sarebbe emerso proprio all’indomani del blocco posto dalla Cina all’Oms per evitare ulteriori approfondimenti in proposito. La fake news, tuttavia, ha trovato rapidamente asilo sulle testate cinesi prima che l’ambasciata svizzera potesse smentire l’esistenza dello scienziato (il 10 agosto). Meta, una volta rimosso il profilo falso di Wilson Edwards, è risalita ad una rete di profili coordinati dal Sichuan Silence Information Technology, azienda di cyber security al servizio del governo cinese. Sembra tuttavia che la campagna di disinformazione abbia avuto scarsi risultati al di fuori del perimetro strettamente cinese, nonostante il target fosse strettamente occidentale. Si denota sempre di più la crescente capacità di siffatte attività nel mascherarsi sempre meglio, tramite uso di vpn e profili particolarmente realistici. È la quarta operazione di questo tipo che Meta afferma di aver smantellato nel suo ultimo report.
Ripartire da Twitter
La notizia delle dimissioni del co-fondatore di Twitter, Jack Dorsey, ha dato una nuova fiducia agli investitori e ha stuzzicato la fantasia degli opinionisti che ora ritengono che il social network possa introdurre miglioramenti e fare un passo avanti. La pensa in questo modo Greg Bensinger che, sul New York Times, ha sottolineato come Twitter sia l’unico social network “rimasto indietro” rispetto ai suoi concorrenti, nonostante sia molto utilizzato da politici, giornalisti e per le pubbliche relazioni aziendali. Ora Twitter dovrebbe lavorare su più fronti: in primo luogo, va ripristinata la fiducia nella piattaforma controllando meglio la disinformazione diffusa da politici e celebrità; in secondo luogo, bisogna intervenire sui robot: Twitter è infestato da account falsi e troll automatizzati che possono rendere poco piacevole l'esperienza degli utenti seri e provocare discussioni bigotte o sessiste; introdurre una maggior componente umana tra i moderatori aiuterebbe il social a migliorare le proprie interazioni e a controllare con maggior efficacia i contenuti. Un’ultima considerazione viene fatta sui costi: introducendo un abbonamento diverso da quello attuale si aprirebbero anche opportunità per nuovi modi creativi di utilizzare il servizio, come i contenuti esclusivi.